Dall' esclusione all' inclusione


Spazio Acca per una scuola "delle tre I": identità, integrazione, inclusione. Laboratorio di riflessioni sul bilinguismo e la lettura "Sa prima die de iscola" di Daniele Altieri. 

Nella giornata odierna, 23 gennaio 2024, si è tenuta la seconda parte del seminario "Dall' esclusione all' inclusione", a completamento dell' analisi fatta scaturire dalla lettura del libro "Sa prima die de iscola" di Daniele Altieri. Tale giornata ci ha dato l'occasione di porre l'attenzione su diversi temi. Prime fra tutte le "TRE I": identità, integrazione e inclusione. Parole chiave di una scuola e una società  attente alla valorizzazione delle diversità di ciascuno, portatrici di  completezza e di ricchezza per la comunità.

Il libro propone una nuova idea di scuola, "la scuola dell' eccellenza", che si modella sulle necessità di tutti, trovando metodologie di apprendimento accessibili a ciascuno e che valorizza il contributo di tutti nella formazione del singolo, grazie alla collaborazione tra alunni. Si giunge in  questo modo all'esaltazione delle peculiarità e conoscenze di ciascuno, che favorisce l' autostima di ogni individuo tramite il riconoscimento del suo lavoro.

È inoltre evidenziata l'importanza del bilinguismo e plurilinguismo, in quanto questi possono essere portatori di vantaggi in tutti gli aspetti della vita e della convivenza sociale.

La classe terza A del Liceo Scientifico “Brotzu”.





“SA PRIMA DIE DE ISCOLA”

IDENTITÀ, INTEGRAZIONE E INCLUSIONE PER UNA SCUOLA COMPLETA. 

“Il primo giorno di scuola” di Daniele Altieri è un libricino che si legge d’un fiato, in quanto capace di coinvolgere il lettore, con il suo tono caldo e familiare, nelle vicende del protagonista come se le stesse vivendo in prima persona. Ritengo che l’autore affronti un tema molto importante, ovvero quello dell’INCLUSIONE e tramite la storia di Saro (il personaggio principale) riesca a sensibilizzare il pubblico al riguardo. Altieri non dà peso alla disabilità di Saro come un qualcosa che lo rende diverso dagli altri, bensì evidenzia i sentimenti e i pensieri (spesso di paura e ansia) del bambino e il suo desiderio di poter frequentare la scuola come tutti gli altri, per sentirsi uguale a loro.

Personalmente ho letto il libro in sardo e ho apprezzato particolarmente la scelta dell’autore di valorizzare la nostra lingua, in un periodo in cui purtroppo si sta perdendo,  affiancando appunto la narrazione in sardo a quella in italiano. In particolare viene utilizzata la LINGUA SARDA COMUNA, che rispetta una struttura sintattica ben precisa corredata da una commistione di termini campidanesi e logudoresi. La lingua sarda ci permette di esprimere i significati più profondi ed emotivi delle cose, esiste infatti una DICOTOMIA TRA IL PENSARE IN SARDO E IN ITALIANO. Inoltre la rialfabetizzazione è necessaria per affermare la nostra IDENTITÀ, poiché l’inclusione, tema centrale del libro, è possibile solo se si hanno radici salde, in quanto essa consiste nel confronto tra tutti i membri di una comunità. La società e la persona non devono dunque appiattirsi, bensì arricchirsi, comprendendo e valorizzando tutte le differenze per giungere all’INTEGRAZIONE, e quindi alla loro COMPLETEZZA.

Il libro di Daniele Altieri è un inno alla valorizzazione delle proprie radici, che solo con la loro stabilità e ramificazione possono garantire la floridezza di una SOCIETÀ INCLUSIVA. 

In prus, pro su tono caente e familiare, custu libro m’at conchistadu.

 

                                                                                          Bianca Manca

3^A, liceo scientifico ordinario  

Brotzu, 

Quartu Sant'Elena

23/01/2024

IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA 

Il primo giorno di scuola è un racconto bilingue di Daniele Altieri, ambientato in un paesino del Campidano negli anni settanta. Il protagonista è Saro, un bambino la cui famiglia è composta dal padre Giovanni, dalla madre Fausta, dalla sorella Mara e dal nonno Efisio, un grande uomo ricordato nel paesino, di cui non viene menzionato il nome, per il suo alto senso di giustizia. Per Saro la scuola non è  qualcosa di poco conto poiché rappresenta per lui l'occasione di essere come tutti gli altri. Nonostante la sua mancata frequentazione dei primi due anni di elementari, in quanto ritenuto speciale, a causa delle sue difficoltà, dal sistema scolastico del tempo per nulla inclusivo, il primo ottobre del 1970 sarebbe stato il suo primo giorno di scuola. Vedendo realizzarsi il suo più grande desiderio, preso dall'ansia e soprattutto dall'emozione, sente il bisogno di sfogarsi con suo nonno, con cui, quando era in vita,  aveva un ottimo rapporto e che anche da lassù, è in grado di toglierli qualche paura, dargli qualche certezza e la forza necessaria ad affrontare questo grande giorno. A credere in lui oltre a suo nonno e a tutta la sua famiglia, c'è Maestra Lia che, non curante dei pregiudizi e delle convinzioni predominanti all’interno della società passata, si batte affinché Saro possa avere accesso all'istruzione.

Il romanzo tratta temi molto importanti e toccanti come il cammino verso l'inclusione scolastica anche per coloro con difficoltà dell’apprendimento, il rapporto non sempre rosa e fiori con i  familiari e allo stesso tempo il legame tra i nonni e nipoti. Saro infatti nutre una profonda stima nei confronti di suo nonno Efisio, ed è intento a farsi forza mettendo da parte le sue ansie per non deluderlo e per non infangare il nome della sua famiglia. La lettura (semplice e scorrevole) del libro suscita un senso di forte vicinanza con i personaggi e con la storia narrata, sia grazie alla descrizione degli stati d'animo del protagonista, sia grazie alla citazione di alcune tradizioni appartenenti al passato che sono state portate avanti fino ad oggi, come las pardulas o i cestini fatti a mano. La presenza della traduzione in lingua sarda di ogni parte del libro, curata da Giuseppina Fanti, contribuisce allo sviluppo del sardo e alla sua diffusione al fine che questo non vada perduto, come invece si sa verificando, si tratta di un argomento che, a parer mio, è forse l'aspetto più affascinante del racconto. Per mia esperienza personale posso dire che ormai questa lingua, tanto affascinante e portatrice di ricordi, tra i giovani venga solamente ascoltata quando magari si va a casa dei nonni. Per questo ritengo che praticarla a scuola tramite attività come il progetto proposto dall’autore del libro, sia molto interessante, coinvolgente e importante per la trasmissione e il mantenimento del sardo presso le generazioni presenti e future. 

“Il primo giorno di scuola” vuole essere un omaggio alla lingua sarda e alla sua rivalutazione .

 

Cristina Ollosu 3^A. 

Liceo scientifico ordinario Brotzu

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